Pensioni, le riforme previste nella Legge di Stabilità

di | 23 Ottobre 2015

E’ notizia di poche ore la presentazione della Legge di Stabilità al Quirinale. Una serie di provvedimenti che, secondo l’attuale maggioranza di Governo, dovrebbero rappresentare una svolta decisiva alla situazione economica del nostro paese, impegnato in un difficile processo di ripresa economica. Le molte aspettative dei tanti lavoratori che speravano in una maggiore flessibilità in un sistema che appare quanto mai stringente per la riforma della ministra Fornero approvata quattro anni fa in una condizione di forte difficoltà economica. I provvedimenti del Governo di centro sinistra hanno riguardato diversi aspetti e ma non quello delle pensioni o meglio, non come si aspettavano in molti.

pensioni

Il sistema della flessibilità non è entrato nella riforma per una confusione di numeri che ormai persiste da tempo. Le misure messe in campo hanno comunque riguardato la difficile condizione degli esodati con una copertura che interesserà altre 32 mila persone, come dichiare il ministro Poletti, lavoratori che sono stati lasciati dalla legge Fornero del 2011 senza uno stipendio e fuori dal sistema pensionistico. Ma come detto sui numeri la confusione è pressoché totale con un calcolo che la deputata del Pd Maria Luisa Gnecchi che si discosta da quelli del Governo contandone solo 26.300. Diverso discorso per l’Inps che ha stimato il numero di esodati in 49.500 ancora senza nessun tipo di protezione. Altri interventi inseriti nella Legge di Stabilità riguardano il il part-time in favore della cosiddetta flessibilità.

Questo provvedimento prevede che coloro che si trovano a tre anni dal raggiungimento dalla pensione possano scegliere se lavorare alcune ore in meno, con una diminuzione dell’orario che va dai quaranta punti percentuali al 60%. Per effettuare questo provvedimento sarà però necessario che l’azienda sia d’accordo. In questo caso i contributi saranno versati dallo Stato mentre il datore di lavoro integrerà lo stipendio con i contributi restanti che avrebbe versato in full time. In sostanza il lavoro per il dipendente durerà la metà del tempo con un stipendio che ammonta ai due terzi con un costo per l’azienda che è uguale al normale contratto.

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